È bella Livorno in qualsiasi stagione, pure in questa grigia domenica marzolina, dove il sole velato dai cirri, non scalda neanche un pochino.
Passeggio lungo Via Grande con la mia amica Chiara, sbirciando le vetrine che si aprono sotto i portici. Chiacchieriamo tra noi con il morale alle stelle, mentre vaghiamo di negozio in negozio a caccia dell’affare unico e scontatissimo da portare orgogliose a casa come trofeo.
Famiglie con passeggini, ragazzi, bambini, attorno a noi è tutto un brulichio di gente che si gode questo frizzante pomeriggio domenicale.
L’aroma di caffè del bar appena passato, si mescola al profumo di vaniglia della

gelateria che lo segue.
Questa qui è nuova! Riconosco tra me. Rallento un attimo per rimirare gli arredi candidi, in contrasto con le ciotole d’acciaio da cui traboccano coloratissimi impasti. Un piccolo esercito di commessi vola con le palette in mano dietro il bancone, riempiendo coni e coppette di tutti i tipi: normali, cialde ricoperte di cacao, zucchero o granella di pistacchi.
Ho l’acquolina in bocca e lo stomaco che brontola, mi costringo però ad allontanarmi e a raggiungere l’amica, ferma poco più avanti, scocciata dall’essersi trovata d’un tratto a parlare da sola. Ci affrettiamo lungo i portici per arrivare in fondo alla strada.
Per nulla al mondo ci perderemmo lo spettacolo.
A quest’ultima affermazione molti storcerebbero il naso: che c’è di bello da vedere? Una rotonda, un canale d’acqua verdastra, racchiuso tra rosse mura decrepite.
Però se si attraversa il ponte che porta alla capitaneria di porto, ecco, da lì si vede il mare, placido e sciabordante contro la banchina, che sotto un cielo ancora luminoso, si appresta ad accogliere il tramonto.
Ci sediamo su dei capitelli di cemento, entrambe con le facce al vento a rimirare lo scendere della sera.
«Sai Claudia, a volte tra tutti questi colori spunta un raggio verde», mormora assorta Chiara.
«Vero. Pare però che sia assai raro vederlo.» Aguzzo lo sguardo sull’orizzonte, sul disco del sole morente, e come ogni volta che torniamo sull’argomento non succede niente, nessun raggio verde.
Adesso è tramontato.
Intorno l’aria sembra farsi d’improvviso più fresca, i colori sfumano sul rosa e noi ci rialziamo, infreddolite.
In fondo al ponte c’è l’ambulante che vende pesce fritto; una lunga coda è ferma in attesa, mentre attorno si è radunata una piccola folla che consuma in silenzio il proprio cartoccio giallo, colmo di gamberetti e totani croccanti.
Ho di nuovo l’acquolina in bocca e lo stomaco che barbuglia, stoicamente però tiro dritto.
Sulla via del ritorno siamo più taciturne, il pomeriggio è volato via in un soffio, il pensiero va già al lunedì e al lavoro.
Giunte alle rispettive macchine ci salutiamo, ripromettendoci di sentirci durante la settimana.
Metto in moto, e un malinconico rimpianto mi pervade, per tutti i piccoli peccati di gola cui ho resistito e dei quali ho ancora il desiderio intatto.
Laura Gronchi
Bello, anche resistere può essere un peccato!! Simpatico.
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