
Può un ragazzino di nemmeno dieci anni lasciare la sua terra, famiglia, amici, scuola per intraprendere un lungo viaggio, in compagnia di sé stesso e della sua timida esperienza, attraversando terre e confini senza mai perdersi “anche se è impossibile perdersi quando non si sa dove andare”? Si perché nel viaggio di un emigrante,” non sono i luoghi e le persone che contano ma i fatti. I fatti sono importanti. La storia è importante. Quello che ti cambia la vita è cosa ti capita, non dove o con chi.”
Qual è l’ostinazione che lo fa andare avanti nonostante le difficoltà, le insidie, gli ostacoli se non la forza della speranza e del desiderio, perché un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota…e che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto a una spanna dalla fronte, allora di vivere ne varrà sempre la pena”?
Enaiatollah Akbari ci è riuscito, ha attraversato Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia per giungere in Italia, il paese dove ha deciso di fermarsi. “Come si riconosce il luogo dove rimanere?” gli chiede lo scrittore Fabio Geda, che conduce la narrazione come un’intervista,“Perché non ti viene voglia di andare via. Certo non che sia perfetto. Non esistono posti perfetti. Ma esistono posti dove, perlomeno nessuno cerca di farti del male”.
Quella di Enaiatollah è una storia vera. Oggi ha ventun anni. Incredibile e sconvolgente pensare che a distanza di un decennio il fenomeno dell’emigrazione con tutte le conseguenze correlate non è cambiato, anzi, niente è stato fatto per arginare un simile fenomeno di sfruttamento a scapito di chi è più debole e bisognoso.
La narrazione è toccante e commovente. Angoscianti le descrizioni dei lavori forzati per salari minimi, del lavoro notturno per non farsi scoprire mentre durante il giorno ogni movimento è annullato; strazianti le condizioni in cui i ragazzi emigrati si trovano costretti a vivere: la precarietà degli alloggi, la scarsità di cibo, vestiti e soldi; inverosimili la pericolosità del trasporto clandestino, lo sfruttamento, le violenze subite … una catena di fatti e eventi da far pensare a un film grottesco.
Sembra impossibile che tutto ciò che viene descritto sia accaduto e continua ad accadere nel millennio del progresso tecnologico. In quale evoluta civiltà viviamo, mi chiedo, se continuano a esistere queste scempiaggini? Come può esistere tanta crudeltà? Perché nascere in un certo luogo anziché in un altro, in una determinata famiglia con idee politiche, religiose, sociali diverse, insomma come può un’eredità di nascita che non possiamo scegliere, condizionare in maniera così radicale la nostra vita? Chi sceglie la nostra origine? Chi muove tutta questa giostra? Perché io ho avuto il privilegio di nascere nel benessere e non lui? Perché lui e non io?
Il libro ha aperto in me la diga a tutti questi interrogativi che come un fiume scorrevano impetuosi tra le pagine, insieme ad altri che man mano si aggiungevano.
Perché si emigra?
“La scelta di emigrare nasce dal bisogno di respirare. La speranza di una vita migliore è più forte di qualunque sentimento. Mia madre, ad esempio, ha deciso di sapermi in pericolo lontano da lei, ma in viaggio verso un futuro differente. Era meglio che sapermi in pericolo vicino a lei, ma nel fango della paura di sempre.”
La paura non è niente rispetto alla libertà, ogni problema può essere superato quando c’è forte la speranza e il desiderio di “sfuggire a coloro che impediscono ai bambini di studiare, perché temono che possano capire che non fanno ciò che fanno nel nome di Dio, ma per i loro affari”.
Ogni pagina è ricca di pensieri che volutamente sottolineo, uno più interessante dell’altro, che ci portano a riflettere, a soffermarci su quanto dovremmo lamentarci meno e agire di più, nel rispetto dell’altro e di sé stessi.
La narrazione scorre bene, con un linguaggio semplice, delicato e profondo – la voce di Enaiatollah bambino – rivelandoci una bella storia di vita che merita di essere letta e ricordata.
Firenze 27 settembre 2021
Di Antonella Cipriani
Fabio Geda “Nel mare ci sono i coccodrilli” ed. Baldini/Castoldi 2017