
Il racconto tratta in maniera vertiginosa la definizione del Tempo in contrapposizione al tempo Non Tempo rappresentato dal protagonista Apocalisse.
Apocalisse, macchina lucente, composta di un metallo liquido, congegno di morte, é programmato per distruggere. Giunge a Firenze nel 1492 per porre fine al futuro, fonte di dolore e guerre. Futuro che proviene dal momento attuale che, a sua volta, arriva da un passato malato.
Simile a un fantasma lievita ed è trasparente come l’acqua. Per Apocalisse, creato quale macchina del Non Tempo, l’uomo è schiavo del Tempo al contrario di lui che lo buca e lo sorpassa, che gli va oltre.
Apocalisse sceglie Firenze, anno del signore 1492 e la villa medicea di Careggi, per cominciare la fine di un nuovo inizio, per ricongiungere l’Alfa all’Omega.
Lì, al momento, si trova ricoverato il gottoso Lorenzo il Magnifico, colpevole di aver dato vita a tutti i mali del Tempo così come lo conosciamo, fatto di passato di presente e di futuro.
L’idea che sia Lorenzo il Magnifico a essere la sua prima vittima si fa subito convinzione.
Il motivo?
Ha dato slancio alla tecnologia che, nata per rendere il mondo un luogo migliore dove abitare, ha, al contrario, violato le leggi universali dell’amore, della solidarietà, della fratellanza. Ha dunque fallito la sua missione e deve essere distrutta.
Apocalisse ha il compito, con la morte di Lorenzo, di cancellare il futuro a cui Firenze è destinata.
La trasformazione del Tempo in Non Tempo che Apocalisse già chiama Evo Moderno deve iniziare nel Rinascimento per annientare, sul nascere, il Tempo tecnologico da cui hanno origine tutti i mali del Tempo “malato” convenzionale.

Apocalisse, nonostante sia una macchina nata per distruggere, realizza che è in grado di interrogarsi. Ciò lo turba perché sa che farsi delle domande significa aver perso di vista la sua missione ancor prima di iniziarla.
Tuttavia deve assolvere il compito di recarsi da Lorenzo il Magnifico e ucciderlo. Iniziare l’era del Non Tempo, infinito presente per il bene dell’umanità.
Da questo momento un dialogo infinito, per il lettore uno spettacolo stupefacente, s’ instaura fra i due un perfetto Fuori -Tempo.
Apocalisse invece di assolvere la sua azione omicida perde tempo (scusate il gioco di parole) a spiegargli il motivo della sua visita. Lorenzo si stupisce. Gli chiede chi fosse. La morte, Dio, il Demonio? Apocalisse spiega se stesso così: “Vengo dall’uomo per l’uomo. Vengo per te e per tutta l’umanità ventura che non verrà.” Gli dice che il suo compito e quello di cancellare il Tempo.
Domande e risposte fra i due si alternano con un ritmo calzante e pure frenetico. Cercano di toccare con mano, con il pensiero, con l’anima, un qualcosa d’ intangibile. Si fondono nell’utopia.
Apocalisse perde le staffe, inveisce contro Firenze, contro nomi resi immortali come Poliziano, Ficino, Pico della Mirandola, Botticelli, e Michelangelo, microscopici moscerini davanti all’eternità.
Il confronto fra Apocalisse e Lorenzo il Magnifico è davvero spassoso, divertente ma profondo nel contempo. Tocca temi come l’esistenza di Dio e dell’anima in cui Lorenzo crede e che Apocalisse nega. L’arte, le scelte di vita. Il nulla.
Esprime la riluttanza, l’insofferenza di Apocalisse di sentirsi prigioniero del tempo come fatto innaturale e perciò che non dovrebbe esistere.
Ah se solo potessimo cambiare la realtà che ci tiene imprigionati al Tempo. Darle una connotazione più spirituale che corporea.
Apocalisse infine viene sconfitto da una macchina ancora più veloce di lui e il mondo va avanti a dimostrazione che c’è, come in ogni competizione, come sempre, chi o qualcosa che è più celere di noi.
Lorenzo il Magnifico muore del suo male.
“Il Non Tempo ha annullato l’Ucronia.”
di Antonietta Toso
Nota: “Il mio nome è Apocalisse” è un racconto presente nell’antologia “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati, 2019) di Carlo Menzinger di Preussenthal