WEN – INVIDIA – L’orgoglio delle donne – Carlo Menzinger

Dopo aver sconfitto Tebe a Leuttra nell’anno olimpico 405[1], Sparta ebbe via libera per distruggere Atene e cancellare ogni traccia della sua cultura, creando un impero che dura ancora ai giorni d’oggi.

«Organose, qual è il tuo problema con gli uomini? Perché ogni volta che ne parli sento l’odio nelle tue parole?»

«Come potrei non avercela con loro, mia Stanziera, non vedi anche tu come ci dominano, come ci guardano dall’alto in basso, come considerano noi donne esseri inferiori?»

Il sorriso benevolo con cui Daskaloia, la sua capo camerata, le rispose irritò ancor più la giovane spartiate.

«Sei forse invidiosa degli uomini, Organose?» le chiese beffarda. «Invidiosa di che cosa? Del fatto che siano loro a far parte della Gerusia, dell’Eforato e ricoprano tutte le cariche politiche o, magari, del fatto che possano far parte dell’esercito e farvi carriera?»

«E ti pare poco, Daskaloia? Come puoi accettare che tutto il potere sia in mano degli uomini?»

«In questo ti sbagli e ragioni come loro. Gli spartiati s’illudono di avere il potere solo perché i re, gli efori, i membri della Gerusia e i comandanti militari sono maschi, ma guardati attorno, ragazza: tutto il resto, che loro tanto disprezzano è in mano nostra, delle donne spartiate. Siamo noi a occuparci delle scienze, della tecnologia, dell’economia, dei commerci, della cultura, che Sparta tanto disprezza. Ti pare poco? Gli uomini sono così sciocchi da non capire l’importanza di queste cose e nei secoli in cui l’Impero di Sparta è cresciuto conquistando mezzo mondo, si sono preoccupati e occupati solo di politica e guerra! Lasciano a noi donne gestire tutte le ricchezze che hanno accumulato, lasciando che noi soltanto si studiasse e studiassimo il mondo. Gli uomini sono ormai solo un mucchio di ignoranti violenti, assetati di sangue e conquista. Noi donne frequentiamo le facoltà più importanti dell’Anoteregnosia, mentre loro pensano solo alla strategia militare. Sparta sembra un impero maschilista, ma noi donne abbiamo il vero potere e il controllo di ogni cosa. Sparta senza le sue donne non sarebbe nulla. Saresti invidiosa? Sono gli spartiati a doverci invidiare. Sono gli iloti, quell’esercito sconfinato di schiavi pubblici sempre pronti a servire spartiati e spartiate, che dovrebbero invidiarci. E ti assicuro che ci invidiano, anche se hanno i loro vantaggi: gli spartiati hanno vita breve, sempre in prima fila a combattere e raramente arrivano ai cinquantacinque anni per morire onorevolmente durante i Riti della Catarsi, mentre gli iloti, sebbene a volte siano carne da macello nelle battaglie e facciano lavori che gli spartiati disprezzano, spesso hanno vita più facile, senza tutta la tensione del costante allenamento cui sono sottoposti i guerrieri sparitati, perennemente in guerra, sempre costretti a guardarsi le spalle dai nemici e, talora, non solo da quelli! No! Mia cara Organose, riponi la tua invidia e goditi la vita da privilegiata, quale sei. Sia l’orgoglio a colmare il tuo spirito e non l’invidia. Così dovrebbe essere per tutti. Ognuno ha qualcosa di cui essere orgoglioso e a nulla giova invidiare le fortune apparenti ed effimere degli altri. Sii fiera di essere donna. Sii fiera di essere una Donna di Sparta.»

La donna nell'arte greca > Artesplorando


[1] Nel 471 a.C. Tebe sconfisse Sparta nella battaglia di Leuttra. In questa storia, come nei romanzi e nelle altre storie della saga ucronica “VIA DA SPARTA” immaginata da Carlo Menzinger, le cose sono andate diversamente e Sparta ha sconfitto Tebe, avviando la propria ascesa.

di Carlo Menzinger di Preussenthal

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